1961-1966 L’affermazione
Nel 1961 a GMS?viene commissionata una Via Crucis per la Basilica di Santa Maria
della Passione, in Milano la seconda chiesa per importanza e dimensioni dopo il
Duomo. Da duecentotrent'anni è il primo artista che interviene nella Basilica con un’opera organica e legata al culto. Il contenuto religioso del compito assegnato a
Giovanni Maria Stoppani ha una forte attualità alla luce dello sforzo della Chiesa di creare occasioni per una maggiore
partecipazione dei fedeli ai momenti del rito, tra cui importante è la Via Crucis.
Giovanni Maria Stoppani è consapevole di ciò e si impegna, con la consueta rapida sicurezza, a realizzare le quattordici
tavole. Per una descrizione di dettaglio di questa opera di Giovanni Maria
Stoppani e per il silenzio che negli anni successivi è calato su questo suo lavoro, rimandiamo alla sezione del sito Santa Maria della
Passione: la via Crucis.
La notorietà di Giovanni Maria Stoppani ne è rafforzata ma arriva una nuova commessa a segnalarlo come artista di valore
della città. Nel 1964 gli vengono assegnati i lavori di restauro della facciata della
Chiesa di San Barnaba (opera dell’Alessi, noto per Palazzo Marino). Non solo: i padri Barnabiti chiedono un nuova
porta in bronzo per l’ingresso al tempio. L’occasione è eccellente e Giovanni Maria Stoppani si lancia nell’impresa con la consueta energia. Alza i ponteggi sugli oltre 200 metri quadri
della facciata e comincia a proporre diverse soluzioni – alcune del tutto innovative – per la nuova porta. Si scontra però con la Sovrintendenza che lo costringe a seguire la struttura geometrica
orginaria. La porta che ne risulta, benché lontana dalle idee di GMS, è comunque eccellente. La stampa quotidiana milanese, entusiasta, dedica all’opera ben cinque articoli pieni di ammirazione.
Siamo al 1965. Dopo riconoscimenti così espliciti alla sua maestria, sembrerebbe che la strada di artista di GMS?sia
ormai tutta in discesa.
Invece a questo punto Giovanni Maria Stoppani entra in una nuova fase
esistenziale.
Nel corso di pochi anni, tra il ’55 e il ’65, Giovanni Maria Stoppani diventa, quasi per un processo spontaneo, uno dei
rappresentanti più significativi dell’arte figurativa di ispirazione religiosa del cuore della città di Milano.
GMS, ancorché cattolico e praticante, non ha particolari rapporti con gli ambienti religiosi.
Ha una buona considerazione della Chiesa come istituzione storica e per tutta
la sua vita ha frequentato con la curiosità dell’artista moltissimi templi considerandoli formidabili architetture all’interno delle quali potere inserire con efficacia e coerenza i frutti della
creatività. I temi religiosi, che ha tanto spesso affrontato, gli consentono di esprimere
l’intera gamma delle passioni e delle pulsioni umane in un quadro di riferimento
favorevole, perché ampio e condiviso.
Dal canto suo, le autorità religiose con cui entra in contatto riconoscono in lui sia una vicinanza culturale sia la sua profonda conoscenza di quell’arte che nella chiesa ha trovato per secoli uno dei custodi più attenti. Non sono estranei alla fiducia che può ispirare anche i molti parenti che in un passato vicino hanno fatto parte della
gerarchia ecclesiastica.
In quegli anni inoltre, siamo nel clima del Concilio Vaticano II di Giovanni
XXIII, la gerarchia è stimolata a creare, anche attraverso l’arte, momenti di rinnovata aggregazione con la popolazione.
Per tutte queste ragioni, e anche per il suo vivere nel pieno del centro
cittadino, a GMS?vengono richieste una serie di opere che arricchiscono con la
sua arte sapiente e forte almeno tre delle più importanti chiese milanesi, tutte racchiuse in un cerchio il cui diametro
misura non più di mille passi: Santo Stefano, Santa Maria della Passione, San Barnaba.
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