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Completato l'abbellimento del Tempio
Il Cardinale benedice i restauri e la nuova porta di S. Barnaba
Nelle formelle bronzee una narrazione scultorea sobria e gagliarda realizzata
dal prof. Stoppani
Quest'oggi, con semplice e significativa cerimonia, S.E. il Cardinale Giovanni
Colombo inaugurerà i restauri della facciata della Chiesa di S. Barnaba in via Commenda, e benedirà le nuove porte di bronzo, che completano l'opera dl abbellimento del tempio.
La Chiesa di S. Barnaba, per la grazia delle sue linee architettoniche e per i
suoi valori artistici e storici, merita certamente un posto insigne tra le
Chiese di Milano. La sua architettura attuale (rifacimento di un edificio sacro
preesistente, ma di minori proporzioni e di rustica fattura (è senza contestazioni dovuta a quel «Galeatius Architectus patii Marini. S. Celsi» cioè a quel Galeazzo Alessi, che ha legato Il suo nome specialmente al Palazzo
Marino. E non c'è chi non veda nell'architettura e negli stucchi di S. Barnaba, la stretta
parentela con quelli che ornano il Palazzo Municipale di Milano.
L'attuale restauro. curato dal prof. Giovanni Stoppani, sotto la sorveglianza
della Sovraintendenza per la Lombardia, segue quello del 1902 operato
dall'architetto Beltrame. ripristinatore del Castello Sforzesco, che ritoccò leggermente alcuni elementi decorativi della parte inferiore della facciata del
tempio, senza per altro alterare l'armonia dell'architettura alessiana.
Un sapiente agioco di luci
Il lavoro ultimo è stato di riordino e di consolidamento, deteriorato dagli anni e danneggiato
dalle vicende belliche. Soprattutto il timpano ha richiesto un'opera attenta e
delicata. Sono state sanate le pareti, stuccati e rifatti gli intonaci; restaurati gli stucchi, in parte cadenti; rimodellate le colonne nell’0esattezza di tutti i loro particolari. Così, oggi, a un occhio appena esperto, non può sfuggire il sapiente gioco pittorico di luci e di ombre, di superfici distese e
mosse, che caratterizza l’arte un po’ manierata dell'Alessi, che concilia la pittura e l'architettura. Tanto più che la verde distesa dei giardini di S. Barnaba sfocia in questo scenario che
non è stato turbato dalla studiata architettura moderna del vicino Istituto Zaccaria,
degli stessi Padri Barnabiti.
La porta bronzea del tempio, se per una parte è una innovazione, per l'altra non offende nè la tradizione nè il passato. Per volere della Sovraintendenza sono state rispettate tutte le
sagomature della porta antica: esse si sono però nobilitate nel bronzo e nell'opera accorta e davvero maestra con cui lo
scultore Stoppani ha saputo adattare alle linee spezzate cinquecentesche una
narrazione scultorea, sobria e gagliarda ad un tempo.
Predicatore della verità
Le figure paiono muoversi nei loro campi senza nessuno sforzo, e completano con
i loro valori plastici e chiaroscurali quelli già eloquentemente enunciati dall'architettura dell'insieme. Le scene si ispirano
ai Santi a cui la Chiesa si intitola, e che nella Chiesa stessa hanno motivo di
speciale venerazione.
Così, a cominciare dalla formella mediana a sinistra di chi guarda, abbiamo la
conversione di Saulo, che richiama nell'imponenza della cavalcatura e
nell'atteggiamento del persecutore atterrato la celebre scena caravaggesca.
Sopra, è in sintesi riassunta la speciale vocazione all'apostolato di Saulo e Barnaba ad
opera dello Spirito Santo, dopo che Saulo si era con una drammatica fuga
sottratto alla cattura dei suoi correligionari, finchè Barnaba non lo aveva introdotto e presentato alla comunità di Antiochia.
Il pannello grande, in alto a destra, addita Paolo «predicatore della verità, dottore dei pagani» i cui templi sono richiamati con sobri accenni, all’Acropoli di Atene. Nel riquadro sottostante, la nerboruta figura del carnefice
che si appoggia alla spada, ha ai suoi piedi il tronco mozzo dell'Apostolo, la
cui testa – spiccata dal busto, è ancora a mezz'aria – bene esprime le parole incise sotto la scultura: « An gladius? ». Forse la spada potrà separarci dalia carità di Cristo? - Era questo il motto e la figura del sigillo ufficiale dei
Sacerdoti che, radunati da S. Antonio M. Zaccaria a Milano, nei primi decenni
dei XVI secolo, ebbero la denominazione canonica di Chierici Regolari di S.
Paolo Decollato. Ma il popolo preferì chiamarli, allora come oggi, «Barnabiti ». appunto da questa Chiesa di S. Barnaba che fu la prima sede stabile
dell'Ordine nascente (1532).
Le trattative per il suo acquisto furono avviate dal fondatore stesso, il nobile
cremonese S. Antonio M. Zaccaria venuto a Milano al seguito della Contessa di
Guastalla. Ma egli non ebbe la ventura di entrarvi se non tre secoli e mezzo
dopo la sua morte (1539). quando il suo Corpo, rinvenuto nella Chiesa di S.
Paolo, presso S. Eufemia, l'8 maggio 1891, venne qui collocato nella cripta,
costruita dall'architetto Maciacchini.
Da allora, questa Chiesa dei SS. Paolo e Barnaba giustamente è divenuta anche il suo Santuario. Perciò, a Lui sono dedicate le due grandi formelle inferiori, che alludono alla sua
opera di Apostolo dell'Eucarestia e del Crocefisso (simboleggiato nell'Agnello
e al suo merito come fondatore dei Barnabiti e delle Angeliche, di antesignano
di quella riforma che lo Spirito Santo - sempre vivo nella Chiesa - opera nel
tempo attraverso l'azione di Uomini suscitati dalla Sua Provvidenza. Perciò, la porta bronzea si chiude con un richiamo molto attuale: alla Pentecoste e al
Concilio Ecumenico Vaticano II, che ne è quasi tangibile perpetuazione.
Arte, fede e storia si stringono dunque attorno a questa Chiesa, il cui decoro e
la cui conservazione i Barnabiti ritengono impegno di tradizione domestica,
oltrechè segno di una storia sempre aperta a nuovi sviluppi.
Ed è con particolare compiacenza che, a consacrare questo rinnovamento, si unisce il
nome e la persona dell'ultimo Arcivescovo di Milano, S.E. il Card. Giovanni
Colombo, successore e promotore del culto di S. Carlo Borromeo, che qui, a S.
Barnaba, spesso si ritirava in preghiera. Qui scelse infatti, nella persona di
Alessandro Sauli, il suo Confessore; qui si elesse il suo segretario, che ne fu
poi anche il maggiore biografo e grande emulo: il Ven. Carlo Bascapè, morto Vescovo a Novara. S. Carlo Borromeo non solo consacrò la Chiesa stessa e diede ai Barnabiti le Regole, come raffigura un grande
arazzo del Duomo, ma vi legò molti sacri cimeli, che ancora oggi si possono venerare attorno all'urna di S.
Antonio M. Zaccaria: il suo galero, la berretta cardinalizia, la sua cappa, il
suo rocchetto, la sua maschera funeraria e molti altri oggetti, che formavano
l'arredo della camera a Lui riservata nel convento e che oggi impreziosiscono
questo sacro luogo non meno della sua storia e dell'arte antica e nuova.
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